Bufale e propaganda contro il Ponte sullo Stretto: l’”ingegnere dell’amaca” e la scienza dimenticata.

Un esperimento “da giardino” per sfidare decenni di ingegneria avanzata
C’è qualcosa di irresistibilmente surreale nella figura di Antonino Risitano, l’autoproclamato scienziato del vento che, con una tavola di legno e un’amaca, si è messo in testa di demolire le fondamenta scientifiche del Ponte sullo Stretto. No, non stiamo parlando di un documentario comico: stiamo descrivendo uno scenario reale, avvenuto nel giardino di casa di Risitano a Torre Faro, Messina, dove il nostro “Leonardo da Vinci” casalingo ha legato una tavola di legno a un’amaca per “misurare il vento”.

Con un’aria da Galileo incompreso, Risitano ha annunciato al mondo di aver scoperto venti a 43 km/h al suolo e stimato, senza uno straccio di strumento valido, che a 100 metri di altezza la velocità raggiungerebbe i 110 km/h. Non è chiaro se il nostro eroe abbia usato anche una corda e un secchio per misurare l’umidità, ma il risultato è stato un “esperimento” talmente imbarazzante da sembrare una parodia.

L’ingegneria moderna ridicolizzata da un’amaca
In un mondo dove il progresso si basa su tecnologie avanzate e su decenni di ricerca, Risitano ha deciso che la scienza poteva essere messa da parte. Perché mai fidarsi di anemometri sofisticati, sensori di ultima generazione o test in galleria del vento quando hai una tavola di legno e una vecchia amaca?

Peccato che la scienza – quella vera – non sia così indulgente. Il Consorzio Eurolink, responsabile del progetto, ha semplicemente demolito con grazia e precisione le affermazioni di Risitano, ricordando al pubblico che il Ponte sullo Stretto è progettato per resistere a venti di oltre 300 km/h, ben oltre la velocità registrata nei momenti più estremi nella zona.

Propaganda politica o commedia dell’assurdo?
La vera tragedia, tuttavia, non è l’assurdità dell’esperimento di Risitano, ma la serietà con cui alcuni esponenti politici hanno deciso di impugnare queste “scoperte” per opporsi al Ponte. Bonelli, Schlein e Fratoianni hanno addirittura incluso queste osservazioni nel loro esposto contro il progetto, trasformando un esperimento da scuola elementare in una “prova scientifica”.

Immaginate per un momento una discussione tra ingegneri che lavorano con supercomputer e politiche climatiche globali, interrotta da qualcuno che brandisce un’amaca e una tavola di legno: è più o meno così che deve essersi sentito il team di Eurolink.

Il progresso del Sud ostaggio di un’amaca
Ciò che rimane di questa vicenda è una domanda: è davvero questa l’alternativa che vogliamo offrire al progresso del Sud Italia? Un Ponte progettato per rappresentare un punto di svolta per Calabria e Sicilia è oggi ostaggio di una narrazione grottesca, dove strumenti da campeggio cercano di fare concorrenza alla scienza moderna.

Un dibattito serio richiede dati solidi e argomentazioni basate su evidenze. Ridurlo a esperimenti casalinghi non solo banalizza la questione, ma insulta l’intelligenza collettiva. E mentre Risitano stringe la sua amaca e i politici applaudono, il futuro di un’opera strategica per il Sud rischia di rimanere sospeso. Un po’ come quella tavola di legno che dondola inutilmente nel giardino di Torre Faro.

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