Ponte sullo Stretto – La spesa per la costruzione potrà contribuire alla formazione del Pil per 19,7 miliardi, con un saldo positivo di poco meno di 7,5 miliardi e 33mila occupati negli otto anni di cantiere.
Studio redatto da Openeconomics su fonti pubbliche: la spesa per la costruzione potrà contribuire alla formazione del Pil per 19,7 miliardi, con un saldo positivo di poco meno di 7,5 miliardi.
Lo studio
L’Economia del Corriere del Mezzogiorno è in grado di anticipare un documento di estremo interesse al riguardo: si tratta di uno studio sull’impatto economico di questa mega opera pubblica realizzato dalla società Openeconomics, «che affianca istituzioni e imprese nel design di politiche e programmi di investimento a sostegno della transizione energetica e dello sviluppo inclusivo – ci spiega Gianluca Calvosa, co-fondatore Managing Director – L’azienda ha maturato una vasta esperienza nell’analisi degli effetti economici, sociali e ambientali di progetti complessi. Il team ha all’attivo la valutazione di più di 500 progetti per oltre 400 miliardi di investimenti e 200 pubblicazioni». E Calvosa aggiunge: «Periodicamente effettuiamo a titolo di investimento in reputazione e ricerca alcune stime di inquadramento degli effetti di opere e provvedimenti normativi al centro dell’agenda politica, al fine di favorire un dibattito più consapevole e costruttivo attraverso un insieme ordinato di analisi rigorose, in grado di cogliere la complessità dei fenomeni coinvolti: è questo il caso della valutazione del PNRR, del piano di rinnovo degli stadi in Italia in vista dei campionati europei, e del Ponte sullo Stretto».L’impatto
In base allo studio emerge che è pari a poco meno di 20 miliardi l’impatto economico connesso alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, pur se basteranno 12 miliardi e 300 milioni di spesa per costruire l’infrastruttura che collegherà via terra la Sicilia alla Calabria. L’analisi è stata portata a termine utilizzando fonti pubbliche derivanti dagli studi di fattibilità dei progetti ed elaborando i dati con un modello di matrice di contabilità sociale multiregionale. Secondo gli economisti, la spesa per la costruzione del Ponte potrà contribuire alla formazione del Prodotto interno lordo nazionale per 19,7 miliardi, con un saldo positivo per il Sistema Paese di poco meno di 7,5 miliardi. Non solo, in quanto, altro aspetto molto rilevante e significativo legato alla realizzazione dell’intervento, l’opera consentirà di dare lavoro a oltre 33mila occupati negli otto anni complessivi di cantiere. Basti pensare, inoltre, che le entrate fiscali derivanti da quest’opera pubblica ammonteranno a circa 8,8 miliardi. E i maggiori redditi delle famiglie saranno pari a 18,7 miliardi. Openeconomics ha calcolato altresì il moltiplicatore della spesa, che risulta pari a 1,83: ciò vuol dire che per ogni euro speso per la realizzazione del Ponte, si produrranno in Italia 1,83 euro di Pil.
Il Pil
C’è un dato tra quelli resi noti dallo studio di Openeconomics sul quale val la pena soffermare l’attenzione. L’impatto dei 19,7 miliardi sul prodotto interno lordo andrà a beneficio non soltanto delle regioni maggiormente interessate, e cioè la Calabria e la Sicilia, e neppure esclusivamente di quelle meridionali, ma dell’intera economia nazionale. Sfatando così la ricorrente critica che troppo soldi pubblici sono investiti nel Mezzogiorno quasi fosse un pozzo senza fondo, senza benefici per il Sistema Paese. Basta andarsi a leggere una tabella molto interessante di Openeconomics, in base alla quale, tanto per fare un esempio, in Lombardia, regione che certo non gode direttamente dei benefici del Ponte sullo Stretto, l’impatto di un’opera come il Ponte raggiunge addirittura i 5,6 miliardi, nel Lazio i 3,7, per cui le due regioni assorbiranno rispettivamente il 29% e il 19% dei benefici sul prodotto, ben più delle stesse Sicilia che si ferma a 2,1 miliardi, pari all’11%, e Calabria inchiodata a 1,9 miliardi, equivalenti al 10%. Tutte le altre regioni beneficeranno nel complesso del 32% di impatto sul Pil, pari a poco più di 6,3 miliardi. Gli effetti positivi di un’infrastruttura prettamente meridionale si intravedono anche, in base alla ricerca Openeconomics, sul terreno dei posti di lavoro. L’occupazione, infatti, sarà diffusa su tutto il territorio italiano, con più di 9.337 occupati in Lombardia, poco più di 6.628 nel Lazio e circa 6mila in Sicilia e Calabria. Se infine si guarda al contributo che l’opera pubblica determina in termini di maggiori redditi delle famiglie, è ancora una volta la Lombardia a primeggiare col 27%, seguita dal solito Lazio col 18%, mentre tra Sicilia e Calabria ne beneficeranno il 22%. Campania e Puglia sono solo marginalmente toccate dall’impatto economico del Ponte, pur essendo regioni meridionali: nella prima l’impatto sul Pil sarà di 796 milioni e darà lavoro a 1.403 persone. Nella seconda l’impatto è pari a 482 milioni e l’occupazione connessa sarà di 857 addetti. Fonte: palermo.corriere.it